All’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo hanno scoperto che, nei bambini sotto i 10 anni, l’infezione da Covid-19 può scatenare il processo infiammatorio che genera la malattia di Kawasaki.
Che cos’è la malattia di Kawasaki e quali sono i sintomi?
La malattia di Kawasaki, colpisce i bambini al di sotto degli 8 anni, si manifesta con un processo infiammatorio dei piccoli vasi sanguigni. La malattia ha cause sconosciute, è stata scoperta circa 50 anni fa, si suppone che sia dovuta a un’infezione o a una risposta immunologica anomala ad un’infezione in bambini geneticamente predisposti.
I sintomi tipici sono febbre, esantema, congiuntivite, infiammazione delle mucose e delle estremità.
La complicanza più temibile è l’infiammazione delle arterie del cuore, che può causare delle dilatazioni aneurismatiche permanenti delle coronarie.
La terapia adottata consiste nella somministrazione di immunoglobuline e acido acetilsalicilico, anche il cortisone. Trattata tempestivamente e con un trattamento appropriato quasi tutti i bambini guariscono dalla malattia.
Cosa è stato scoperto all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo?
Della relazione tra bambini e coronavirus si è molto parlato, anche senza la presenza di studi effettivi, ma un’ulteriore scoperta renderebbe plausibile il fatto che il virus possa causare anche altre patologie, attivando il sistema immunitario e scatenando una risposta infiammatoria che può interessare qualunque organo.
Questo è il caso dei bambini che si sono presentati all’ospedale di Bergamo; qui i pediatri si sono accorti che i piccoli pazienti presentavano i sintomi della Malattia di Kawasaki, e che la quantità di casi arrivati in un mese corrispondeva a quella di anni.
Poiché alcuni virus della famiglia dei coronavirus sono stati considerati già in passato dei possibili induttori di tale malattia infiammatoria, e ipotizzando pertanto una possibile relazione tra la Kawasaki e il nuovo Coronavirus, gli specialisti del Papa Giovanni XXIII hanno deciso di approfondire.
Gli specialisti hanno osservato che i pazienti in questione sviluppavano delle forme più severe della malattia di Kawasaki, a carico dell’apparato cardiocircolatorio, al punto da richiedere cure intensive.
Questo è stato documentato da uno studio scientifico, ed è attualmente in fase di sottomissione a un’autorevole rivista internazionale.