Operazione Ernia del Disco, cosa bisogna sapere prima di effettuarla

ernia_del_disco_operazioneCome già spiegato nel capitolo relativo all’ernia del disco, l’approccio chirurgico a questa patologia dovrebbe essere riservato solo ed esclusivamente ai casi in cui:

  • tentate tutte le strade conservative, non si abbia ottenuto un miglioramento o
  • se la patologia limita fortemente l’autonomia del soggetto.

 

In generale, oltre il 90/95% dei casi di ernia del disco non necessitano di intervento chirurgico ma si risolvono con terapie meno invasive (l’ozonoterapia, ad esempio, è efficace in oltre l’80% dei casi con controindicazioni minime).

 

Quando un’Ernia al Disco deve Essere Operata?

Se il disco erniato va a contatto con i nervi, ne può provocare l’infiammazione con conseguenti:

  • dolore anche molto forte alla schiena (lombalgia, sciatica, radiculopatia),
  • formicolii ed intorpidimenti a carico degli arti (parestesie),
  • importanti difficoltà di movimento e,
  • addirittura, paresi.

 

Uno stato di sofferenza nervosa prolungato può divenire permanente.

Prima di optare per l’intervento, la neurochirurgia vertebrale, valuta diversi fattori:

  • che le cure riabilitative abbiano fallito,
  • che l’intervento possa fornire delle buone garanzie alla persona e
  • che la patologia sia debilitante (il dolore, di per sé, non è sufficiente perché si decida per una procedura così invasiva).

 

Come si Svolge l’ Operazione Ernia del Disco?

In casi davvero molto rari, il disco protruso dovrà essere sostituito in toto ma, in genere, la situazione si risolve con un meno invasivo intervento di microdiscectomia (asportazione della sola porzione di ernia a contatto con il nervo).

 

Una volta effettuato uno studio radiologico per identificare con precisione l’area di intervento, in anestesia generale viene praticata un’incisione di 3 centimetri.

Con l’ausilio di un microscopio operatorio, la visione dell’area di intervento viene amplificata in modo da ottenere un’esecuzione più precisa; i chirurghi lavoreranno in maniera coordinata allo scopo di raggiungere l’ernia discale e di asportarla insieme ad eventuali frammenti liberando, così, la radice nervosa dalla compressione.

In caso di necessità, lo spazio di passaggio del nervo (eventualmente ridotto da fenomeni artrosici o altro) potrà essere ampliato (laminectomia).

 

Inoltre, in casi di instabilità vertebrale associata a limitazioni del movimento, si potrà ricorrere all’intervento di artrodesi (fissaggio delle vertebre per mezzo di viti).

 

Quali Rischi sono Associati all’ Operazione di Microdiscectomia?

Nonostante le condizioni di esecuzione e l’affidabilità dei materiali adoperati siano, oramai, vicine all’eccellenza, come tutti i trattamenti chirurgici anche la microdiscectomia comporta dei rischi che possono, però, essere limitati con un’approfondita diagnosi ed un’attenta pianificazione dell’intervento.

La deambulazione potrà essere ripresa sin dal giorno successivo ma sarà necessario limitare l’attività fisica e riprendere quella lavorativa non prima di 2/4 settimane.

In considerazione della sede in cui si opera ed a seconda della tipologia di degenerazione da trattare, il decorso post-operatorio potrebbe essere caratterizzato da:

  • danno alle strutture nervose (raro),
  • infezioni (anche a carico del nucleo polposo: discite),
  • instabilità rachidea,
  • lesioni durali (meno frequenti),
  • persistenza del dolore,
  • problemi a livello vascolare (raro),
  • problemi a vescica ed uretere (raro).

 

Il rischio maggiore (7/8% dei casi) rimane la recidiva che può essere evitata trattando i motivi che hanno portato lo sviluppo di questo stato patologico:

  • muscolatura della schiena troppo rigida o debole
  • postura errata, ecc…

 

Il supporto principale per garantire il successo dell’intervento è infatti dato da un programma di visite ed esami diagnostici allo scopo di monitorare la stabilizzazione dell’area.

Il trattamento riabilitativo va iniziato diverse settimane dopo l’operazione, quando la zona sarà completamente sfiammata. Gli obiettivi saranno:

  • l’accelerarei tempi di recupero funzionale e di remissione del dolore,
  • il limitare la cronicizzazione dei sintomi e
  • il prevenire complicanze e ricadute.

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