Cheratocono cura: ora possibile anche senza trapianto

cheratocono curaIl cheratocono è una patologia degli occhi degenerativa e non infiammatoria che colpisce un soggetto su 500, in modo più o meno grave.

Se non diagnosticata per tempo o non trattata in modo corretto, può portare al trapianto di cornea.

Questa patologia deriva da una debolezza della struttura corneale che progressivamente tende ad estroflettersi ed assottigliarsi fino ad assumere la forma di un cono.

Generalmente compare durante l’adolescenza o nella giovinezza (tra i 12 ed i 30 anni) ed è solitamente bilaterale; è causa di una consistente riduzione della vista per la comparsa di un elevato astigmatismo evolutivo.

L’eziologia di questa malattia non è ancora stata chiarita, ma si presume abbia carattere ereditario, perché spesso si presenta in più membri della stessa famiglia, anche se i geni responsabili della trasmissione del cheratocono non sono ancora stati chiaramente identificati

Quali esami eseguire per una diagnosi precoce?

La diagnosi precoce di questa patologia può essere ottenuta attraverso una visita oculistica eseguita con l’ausilio di un topografo corneale:
grazie alla mappatura corneale computerizzata è possibile evidenziare difetti corneali anche in fase iniziale ma soprattutto è indispensabile per monitorare nel tempo l’evoluzione del cheratocono e di conseguenza scegliere i presidi terapeutici più adeguati.

Cheratocono cura: come procedere?

Fino a qualche anno fa non era possibile un vero e proprio trattamento specifico del cheratocono: si è sempre cercato di ridurre le conseguenze sulla visione correggendo inizialmente l’astigmatismo con occhiali ed in seguito con lenti a contatto. Giunti ad un’evoluzione della malattia avanzata, per evitare una possibile perforazione corneale,  l’unica strada percorribile era rappresentata  dall’intervento  chirurgico che generalmente veniva eseguito in funzione delle caratteristiche individuali del quadro clinico oculare.

Oggi è possibile ricorrere ad interventi chirurgici non molto invasivi come il Cross Licking, ultima novità in questo settore, che viene utilizzato per bloccare il cheratocono rafforzando le fibre di collagene di cui è composta la cornea, impedendo così il peggioramento della malattia, cioè un’ulteriore riduzione della qualità visiva o addirittura la perforazione della superficie oculare stessa.

La procedura, che viene eseguita ambulatorialmente, consiste nella somministrazione di gocce a base di riboflavina per circa 30 minuti, che ha l’effetto di irrobustire la cornea e di rallentare o addirittura bloccare in molti casi l’avanzamento della patologia, diminuendo il rischio di un trapianto corneale.

 

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