Già da 3 anni a Milano e nell’hinterland si parla di superticket, la terza via della sanità che permette al paziente di svolgere esami e visite mediche in tempi ragionevoli pagando un ticket maggiorato.
Il superticket
SI parla di solvenza calmierata, l’ultima frontiera della sanità milanese. Visite a pagamento con tariffe più basse di quelle private, ma più alte del ticket. Una sorta di sovrapprezzo che permette al paziente di saltare la coda e ridurre i tempi di attesa.
Grazie a questa opzione il paziente viene visitato nella grande struttura d’eccellenza in tempi abbastanza rapidi, ma non da un medico scelto da lui. La persona che sceglie questa via avrà a disposizione uno specilista dell’equipe di riferimento, con un esborso leggermente più alto del ticket.
A Milano
L’iniziativa è partita da Milano 3 anni fa e oggi è diffusa in diverse strutture, come il San Raffaele e il San Donato (della famiglia Rotelli), la Multimedica di Sesto San Giovanni e le strutture mediche che fanno capo all’Auxologico.
In questultima struttura per esempio è possibile svolgere una visita cardiologica con 65 euro attendendo tra i 7 e i 10 giorni. Oppure scegliere il ticket, pagando 28,50 euro ma attendere più di 125 giorni.
Per un ecografia invece il costo a superticket è di 75 euro con attesa massima di 10 giorni, quando col ticket tradizionale l’attesa sarebbe di 2 mesi circa al costo di 46,80 euro.
Il diritto alla priorità
Paola Pellicciari, coordinatrice del Tribunale deidiritti del malato in Lombardia, sottolinea però come esista un diritto alla priorità per il paziente. Il superticket è una mossa imprenditoriale che in reltà nasconde un diritto dei cittadini.
Quasi nessuno sa che se la struttura medica, a cui ci si rivolge per una prestazione in regime di ticket, non rispetta i tempi di attesa massimi previsiti dalla Regione Lombardia, la struttura stessa sarà obbligata a erogare la prestazione in regime privato. Facendo pagare al paziente una cifra pari al solo importo del ticket, dunque senza rincari.
La norma è stata varata dalla regione nel 2003. Il medico di famiglia sulla ricetta indica un codice di priorità, a seconda dell’urgenza il paziente dovrà usufruire della prestazione entro 30 o 60 giorni.