Ecco 6 cose che bisogna sapere sui polli italiani e i miti da sfatare

Polli_italianiI 46 milioni di consumatori italiani (otto su dieci mangiano carne di pollo e tacchino almeno una volta a settimana) non conoscono fino in fondo il loro cibo preferito.
Unaitalia, l’associazione dei produttori di carni avicole, ha eseguito l’indagine «Sei verità sul pollo che gli italiani ancora non sanno».

1. ORMONI

L’87% degli italiani crede che tacchini e polli italiani crescano in fretta grazie a estrogeni e altri ormoni. Ma, assicurano i produttori, queste sostanze illegali non entrano negli allevamenti e non ci sono rischi di trovarle nel piatto. Lo conferma il Piano residui del ministero della Salute. Legalità ma non solo. «Il ciclo di vita dei polli di allevamento è breve (in media 38-45 giorni, ndr ) – spiegano gli esperti – per cui l’impiego di queste sostanze non avrebbe effetti sulla crescita, anzi risulterebbe antieconomico». I trattamenti sono costosi e sono convenienti solo su animali di grossa taglia. Conferma Andrea Vania, responsabile del Centro di Dietologia e nutrizione pediatrica del Policlinico Umberto I: «Alle mamme, magari allarmate da qualche notizia in Rete o da qualche medico che ha ancora questo pregiudizio, dico di stare tranquille. Gli ormoni nel pollo non ci sono».

 

2. ANTIBIOTICI

Gli antibiotici per curare i polli, secondo precise regole, sono leciti. Ma queste sostanze nella carne aggravano il fenomeno della antibioticoresistenza. Cioè la capacità dei batteri di sopravvivere ai farmaci, anche nelle persone. Un’inchiesta di Altroconsumo (del 2013) ha rilevato batteri resistenti nell’84% di 45 campioni analizzati. Autorità sanitarie e produttori conoscono il problema. «Non è un rischio per la salute – dice Lara Sanfrancesco, direttore di Unaitalia -, la cottura uccide questi batteri. Ma contro il fenomeno della resistenza occorre ridurre l’uso di farmaci negli allevamenti e differenziarli, evitando quelli che sono anche di uso umano. I produttori fanno la propria parte». Negli ultimi tre anni gli antibiotici negli allevamenti avicoli sono calati del 20% e oggi rappresentano il 12% di quelli usati in zootecnia. Il settore si è dotato di un «Piano per l’uso razionale del farmaco», in approvazione al ministero, per un’ulteriore diminuzione.

 

3. FERRO E PROTEINE

Non è vero che la carne bianca contiene meno ferro della rossa. I valori nutrizionali sono più o meno gli stessi. «Non ci sono differenze dal punto di vista del contenuto in proteine o in ferro che possano far preferire un tipo di carne a un’altra – assicura il nutrizionista Giorgio Calabrese -. È vero invece che le carni di pollo e tacchino sono particolarmente digeribili e magre»

 

4. MICRORGANISMI

Non c’è abitudine più sbagliata di lavare il pollo prima di cucinarlo. È inutile e sconsigliato dal punto di vista igienico. «Il lavaggio – spiega la food writer Francesca Romana Barberini – non elimina eventuali microrganismi. Al contrario, aumenta il rischio di contaminazione. Quello che conta è cuocere bene il pollo, perché la cottura elimina tutti i microrganismi che possono causare problemi alla salute».

 

5. POLLI IN BATTERIA

In Italia le gabbie per i polli da carne non si usano da oltre 50 anni. Vengono tutti allevati a terra, all’aperto o nei capannoni. Eppure l’83% dei consumatori pensa alle batterie, perché confonde i polli da carne con le galline ovaiole.

 

 

6. MADE IN ITALY

Il 99% del pollo che mangiamo è nato, allevato, macellato e confezionato nel nostro Paese. «La produzione italiana è autosufficiente – conclude Sanfrancesco – e non abbiamo bisogno di importare. Caso unico nella zootecnica nazionale».

 

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