La Dott.ssa Daniela Caccianiga, Psicologa e Psicoterapeuta, ci spiega l’importanza di effettuare una valutazione neuropsicologica infantile in tempi brevi qual’ora un bambino inizi ad avere difficoltà a scuola.
Perché è importante una valutazione neuropsicologica in tempi rapidi?
Purtroppo è frequente che le difficoltà specifiche di apprendimento non vengano individuate precocemente e il bambino sia costretto così a vivere una serie di insuccessi a catena senza che se ne riesca a comprendere il motivo. Quasi sempre i risultati insoddisfacenti in ambito scolastico vengono attribuiti allo scarso impegno, al disinteresse verso le varie attività, alla distrazione e così questi alunni, oltre a sostenere il peso della propria incapacità, se ne sentono anche responsabili e colpevoli. L’insuccesso prolungato genera scarsa autostima; dalla mancanza di fiducia nelle proprie possibilità scaturisce un disagio psicologico che, nel tempo, può strutturarsi e dare origine ad una elevata demotivazione all’apprendimento e a manifestazioni emotivo – affettive particolari quali la forte inibizione, l’aggressività, gli atteggiamenti istrionici di disturbo alla classe e, in alcuni casi, la depressione. Il soggetto con disturbo di apprendimento vive quindi il proprio problema a tutto tondo e ne rimane imprigionato fino a che non si fa chiarezza, fino a che non viene elaborata una diagnosi accurata che permette finalmente di scoprire le carte.
Come si “sente” chi è in difficoltà.?
Proviamo, per un attimo, a metterci nei panni di un bambino o di un ragazzo con difficoltà scolastiche e immaginiamone le esperienze e gli stati d’animo:
- egli sitrova a far parte di un contesto (la scuola) nel quale vengono proposte attività per lui troppo complesse e astratte
- osserva però che la maggior parte dei compagni si inserisce con serenità nelle attività proposte ed ottiene buoni risultati
- sente su di sé continue sollecitazioni da parte degli adulti (“stai più attento!”; “Impegnati di più!”; “hai bisogno di esercitarti molto”…)
- spesso non trova soddisfazione neanche nelle attività extrascolastiche, poiché le lacune percettivo motorie possono non farlo “brillare” nello sport enon renderlo pienamente autonomo nella quotidianità
- si percepisce come incapace e incompetente rispetto ai coetanei
- iniziaa maturare un forte senso di colpa; si sente responsabile delle proprie difficoltà
- ritiene che nessuno sia soddisfatto dilui: né gli insegnanti né i genitori
- ritienedi non essere all’altezza dei compagni e chequesti non lo considerino membro del loro gruppo a meno che non vengano messi in atto comportamenti particolari (ad esempio quello di fare il buffone di classe)
- per non percepire il proprio disagio mette in atto meccanismi di difesa che non fanno che aumentare il senso di colpa, come il forte disimpegno (“Non leggo perché non ne ho voglia!”; “Non eseguoil compito perché non miinteressa”…) o l’attacco (aggressività) talvolta il disagio è così elevato da annientare il soggetto ponendolo in una condizione emotiva di forte inibizione e chiusura.
Come si “sente” la famiglia?
In famiglia non si respira certo un’aria migliore. Per la maggior parte dei genitori la scuola è importante, è al primo posto nella vita dei bambini e dei ragazzi, tutto il resto viene dopo e, se la scuola va a rotoli… Non di rado si sentedire ai genitoririspetto alla difficoltà del figlio: “Nonme lo aspettavo…mi è sempre sembrato un bambino intelligente… L’ingresso nella scuola elementare ha, in questi casi, fatto emergere un problema; il bambino non apprende come gli altri, gli altri sanno già leggere e scrivere, lui invece… Inizia così la storia del bambino–scolaro, una storia che, in certi casi, ha risvolti davvero drammatici, non si riesce a comprendere tutta quella serie di “perché” che permetterebbero di intraprendere percorsi adeguati ed efficaci e si cercano soluzioni spesso dannose, anche se decise in buona fede.
Ecco allora che si sottopongono i figli ad estenuanti esercizi di recupero pomeridiano,si elargiscono punizioni (niente più sport, niente più play station…) e, talvolta si arriva anche a far cambiare scuola al figlio(“quelle insegnanti non hanno capito nulla, megliocambiare aria”). Ecco perché risulta importante una Valutazione Neuropsicologica che indaghi la natura delle difficoltà scolastiche cosicché sia il bambino che la famiglia possano limitare esperienze frustranti, generatrici di ansia e di un clima affettivo non certamente favorevole.
Dott.ssa Daniela Caccianiga
Psicologa e Psicoterapeuta
Laureata in Psicologia Clinica edi Comunità (Università degli Studi di Padova) e Specializzata presso l’Accademia di Neuropsicologia dello Sviluppo AN.svi di Parma.
Iscritta all’Ordine degli Psicologi e all’Albo degli Psicoterapeuti dell’Emilia Romagna.
Lavora come libera professionista svolgendo attività di valutazione, diagnosi, trattamento riabilitativo e supporto psicoterapeutico per le patologie dell’età evolutiva, con particolare riferimento ai disturbi dell’apprendimento. Svolge inoltre attività di supervisione clinica alle insegnanti delle scuole rispetto alle situazioni disfunzionali rilevate mediante osservazione dei gruppi classe.