Il disagio giovanile spesso si manifesta con la ricerca dello sballo, che frequentemente cela un malessere profondo che l’adolescente vive.
Lo sballo spesso viene messo in atto per combattere un disagio a cui non si riesce a dare un nome: la noia e l’ansia sono componenti centrali in questa dinamica, che spesso si accompagnano con la continua ricerca del nuovo e dello straordinario, definita dagli addetti ai lavori come “Novelty Seeking”, congiunta all’intolleranza alla frustrazione dell’attesa di obiettivi progettuali, nell’ottica del “tutto e subito senza fatica”.
Novelty Seeking: una dimensione temperamentale della Personalità
La Novelty Seeking, Ricerca della Novità, rappresenta una delle tre dimensioni temperamentali, che insieme ai tre tratti del carattere individuati, formerebbero, secondo Cloninger, la personalità.
Secondo lo studioso, questa dimensione è costituita dalla spiccata tendenza agli stati euforici, che risulta essere tipicamente alta nei soggetti predisposti alla sperimentazione di un forte eccitamento nel caso di stimoli nuovi ed imprevisti, portati all’esplorazione del nuovo, all’evitamento della monotonia, alla scarsa resistenza alle frustrazioni e all’impulsività nelle decisioni.
I soggetti caratterizzati da questa dimensione temperamentale tendono ad essere curiosi, eccitabili, impulsivi, irritabili, talvolta stravaganti.
Facile è il collegamento con i ragazzi che saltano da un cornicione all’altro (parkour o jumping), a quelli che mettono in atto comportamenti illegali (shop-lifting), a coloro che assumono cocktail di droga, alcool e psicofarmaci, oppure a quelli che, presi dalla disperazione, annunciano su Facebook il proprio suicidio, magari dopo episodi di bullismo protratti nel tempo.
Il malessere giovanile spesso rimane mascherato
Chi prova questo malessere, non sempre definibile solo come depressione, spesso non trova il modo ed il coraggio di chiedere aiuto alle figure di riferimento (genitori, amici, professori….).
In alcuni casi si verifica in soggetti che non hanno a disposizione figure di riferimento e questi comportamenti sono dovuti proprio a questa mancanza di figure adulte di riferimento.
Si realizzano, così, modalità di espressione di questo disagio, attraverso una vita da sballo, una fuga da un dolore senza nome: “scappo da quello che mi fa male o mi annoia e mi sento vivo solo se sono ‘fuori’ ”.
Come combattere l Ansia e il Disagio Giovanile: un caso clinico
La Dott.ssa Parmigiani ci riporta un caso clinico esemplificativo di questi concetti.
Pietro inizia a 16 anni e mezzo ad assumere ketamina, (un anestetico per animali, in particolare per cavalli) i cui effetti sono quelli di un allucinogeno dissociativo.
“Ho sentito parlare della ketamina e mi sono subito incuriosito; di questa nuova droga si conosceva poco, ma era sempre più presente ai rave o alle serate estreme di sballo.
Iniziai a prendere piccole quantità (più o meno 0,5 g – 1 g) nel weekend per via nasale, con un amico, così potevamo provare la stessa sensazione.
All’inizio tutto è esaltante, ma l’abitudine non ci mette tanto a diventare vizio, anche se la ketamina non dà una dipendenza fisica come per l’eroina o la cocaina; in realtà la vera dipendenza sta nel voler rivivere quell’esperienza euforica e mistica che nessun’altra droga ti dà, la ketamina è facilmente reperibile, soprattutto se entri nel giro giusto, per non parlare del fatto che è la droga più economica che c’è sul mercato, all’incirca 20 euro per 0,5 gr.
Se non c’era lei allora la serata non era più la stessa.
Le serate con gli amici diventavano terribilmente depressive se non mi facevo, così come per tutte le altre droghe cominciai ad aumentare la dose e, da farlo nel fine settimana e basta, iniziai a farlo quasi tutti i giorni in modo tale che ogni giorno fosse sabato sera.
Usare la ketamina era diventata una cosa normale.
Nel fine settimana la mischiavamo con altre droghe, in particolare con LSD in modo che venisse amplificato l’effetto allucinogeno, così potevo essere in un mondo completamente distorto.
Fino a che un giorno ho esagerato con le quantità e con il mix tra ketamina ed altre sostanze.
I miei genitori mi trovarono nella mia stanza in overdose, chiamarono il 118.
Al Pronto Soccorso i medici dissero che l’overdose aveva portato ad insufficienza di ossigeno e che ho rischiato la demenza e la morte.
Ripensando a tutto questo, non ricordo neanche il motivo per cui tutto questo è cominciato..”
L’esperienza di Pietro deve farci riflettere.
Si mette in atto una sorta di “non penso, ergo vivo meglio” dalle conseguenze tragiche: il meccanismo che frequentemente si instaura è “sto male o mi annoio, quindi mi faccio di qualcosa”.
Qualcosa che può essere droga, alcool, sesso, adrenalina pura…
Come combattere l ansia e la noia? E’ importante saper riconoscere determinati campanelli d’allarme inerenti il disagio e trasmettere ai giovani l’informazione che è possibile farlo, chiedendo aiuto alle figure di riferimento, interne o esterne alla famiglia, con lo scopo fondamentale di incrementare gli interessi funzionali, e non disfunzionali, per una vita piena ed appagante.