Anche se l’anoressia è un grave disturbo prevalentemente femminile (90%), a differenza di quanto comunemente si pensa, riguarda anche gli uomini. Le statistiche evidenziano, infatti, un aumento del fenomeno relativo alla popolazione maschile, nonostante il rapporto resti sbilanciato in favore delle donne (10 a 1).
I dati provenienti dal Ministero della Salute, inoltre, riportano un tasso d’incidenza che va dallo 0,5% all’1,5% in soggetti d’età compresa tra i 10 e i 30 anni. L’età media d’insorgenza di tali disturbi si aggira intorno ai 17 anni, età che, purtroppo, con il passare degli anni tende sempre più ad abbassarsi.
Un periodo difficile: l’adolescenza.
L’adolescenza è un periodo della vita bellissimo ma, in alcuni casi, anche difficile.
E’ una fase di cambiamenti (sia fisici che psicologici) e di crescita in cui si iniziano ad avere le prime responsabilità da adulto.
Nel processo di transizione verso lo stato di adulto entrano in gioco ed interagiscono fra loro fattori di natura biologica, psicologica e sociale.
I ragazzi emotivamente fragili possono affrontare questo passaggio in maniera negativa presentando in alcuni casi disturbi come: ansia, problemi di comportamento, depressione, problemi scolastici, disturbi del comportamento alimentare (anoressia e bulimia) fino a veri e propri disturbi gravi del pensiero e dell’affettività.
In questi casi è indispensabile il supporto dei genitori.
In questo articolo parleremo dei sintomi dell’anoressia e di come i genitori, in base ai comportamenti dei figli, riescano ad accorgersi del disturbo.
Sintomi e campanelli d’allarme dell’anoressia:
L’adolescente mangia di meno, salta i pasti, rifiuta certi alimenti troppo pesanti o troppo nutrienti. Un comportamento che in sé non ha nulla di patologico. Inoltre il fatto di dimagrire è socialmente ben accetto e fonte di complimenti e incoraggiamenti. Cos’ si inizia a perdere peso in un clima di tranquillità generale. Il controllo del proprio appetito, del proprio corpo stimola nell’adolescente una sensazione di potenza, di benessere. Più si dimagrisce e più si è soddisfatti.
L’altro principale sintomo dell’anoressia, che è una conseguenza del primo, riguarda l’assenza di mestruazioni (amenorrea). Quando la perdita di peso è accompagnata dall’amenorrea, l’anoressia è già ad uno stadio avanzato. Altri comportamenti abbastanza sintomatici sono associati a questa malattia. L’adolescente risulta spesso triste e irritabile, si disinteressa della vita affettiva e preferisce l’isolamento alle prime emozioni dell’amore. Poi trova altri mezzi per controllare il proprio peso: medicine come lassativi o diuretici, una pratica sportiva intensa o anche il vomito indotto.
Non bisogna sottovalutare il problema:
Nonostante i sintomi siano ben visibili si tende inizialmente a sottovalutare il problema, infatti, passano spesso due o tre anni prima che i genitori decidano di rivolgersi ad uno specialista nel settore.
Non sarà mai l’adolescente a chiedere aiuto, in quanto non si riconosce come malata: la perdita di peso che caratterizza il suo disturbo non la impensierisce, al contrario. Quanto ai genitori, il più delle volte non riconoscono la gravità dei sintomi e cercano di minimizzare i disturbi sperando che passino col tempo. Invece, l’anoressia non sparisce da sola e senza una cura psicoterapeutica rivolta sia all’adolescente che ai genitori.
Qualunque sia la loro reazione, i genitori assistono spesso impotenti alla spirale dell’anoressia.
In effetti, più la malattia progredisce, più i disturbi aumentano e più il processo della guarigione diventa difficile. L’anoressia nervosa, per il cervello, può essere definita come una vera e propria droga: ingerire pastiglie di ecstasy o soffrire di questo disturbo attiva le stesse vie metaboliche, a dimostrazione che soffrire di anoressia equivale ad avere una dipendenza.
Come dimostrano i ricercatori del Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) di Montpellier, in Francia, la fame attiva un recettore 5HT4 che causa la stimolazione della produzione di serotonina, uno dei geni che aumenta la propria espressione in situazione di forte denutrizione. Secondo i ricercatori francesi “affamarsi” finisce per creare una dipendenza che, come le altre dipendenze da droghe già note, può anche provocare seri danni al cervello.