Quando un bambino dice di avere il mal di testa, il più delle volte non viene preso sul serio o non si dà al problema l’importanza dovuta pensando che siano solo “capricci”.
Comportandosi così, però, si commette un grave errore, infatti secondo quanto dichiarato dall’Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza Paidòss, il 9% dei bambini sotto i 12 anni soffrirebbe di emicrania vera e propria.
Di cosa si tratta?
Ciò che differenzia questa patologia da un “normale” mal di testa (cefalea) sono la ripetitività degli episodi, la localizzazione isolata ad un solo lato della testa, la natura pulsante e la durata, che varia da 2 a 72 ore.
Possono inoltre comparire anche altri sintomi associati come: nausea, vomito, fotofobia, fonofobia e aggravamento del dolore a seguito di attività fisica.
Quali sono i campanelli d’allarme?
Un genitore dovrebbe iniziare a preoccuparsi se anche lui stesso soffre di emicrania, infatti, la familiarità aumenta del 40% il rischio e del 70% se a soffrirne sono entrambi i genitori.
Ci si può accorgere di questo disturbo anche osservando il comportamento del figlio: se il bambino ha continui mal di testa che lo costringono a ritirarsi dalle attività sociali, ad evitare gli sforzi, lo sport e i giochi, potrebbe probabilmente soffrire di emicrania.
5 Domande che permettono di capire se il proprio bambino soffre di emicrania:
Se si supera il limite di 4 attacchi al mese è il caso di intervenire terapeuticamente ricorrendo al pediatra, che, con un breve questionario sono in grado di confermare il sospetto:
- Dove si avverte il dolore?
- Com’è il dolore? Pulsa o schiaccia? (cefalea tensiva)?
- Quanto dura in media? (emicrania da 1 a 72 ore, cefalea tensiva anche 1 settimana)
- Quanto è forte?
- Peggiora con lo sforzo? (emicrania)
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