Come ogni anno dal 1988, anno in cui l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) la istituì, martedì 1 Dicembre ricorre la Giornata Mondiale per la Lotta contro l’Aids.
Si tratta di un’importante occasione per porre l’attenzione sulla sensibilizzazione e sulla prevenzione di questa patologia.
Questa malattia è provocata dal Virus HIV, che aggredisce il Sistema Immunitario; chi contrae questo Virus non è automaticamente malato di Aids: anche se non è possibile eliminare tale virus dal corpo, grazie agli enormi passi in avanti compiuti negli ultimi anni, è oggi possibile tenerlo sotto controllo con l’utilizzo di farmaci antiretrovirali.
La maggior parte delle infezioni da HIV è riconducibile a rapporti sessuali non protetti: la modalità di trasmissione in assoluto più frequente per le donne è rappresentata dai rapporti eterosessuali, mentre per gli uomini il contagio è sia omosessuale che eterosessuale.
I dati del Ministero della Salute
Dai dati aggiornati che riguardano l’Italia, emerge che i soggetti che hanno scoperto, nel 2014, di essere Sieropositivi sono circa 4000 con una netta prevalenza tra i soggetti di sesso maschile, che rappresentano il 76% dei nuovi casi di quell’anno, mentre sono in netto calo le nuove diagnosi per soggetti femminili.
L’età media dei soggetti a cui è già stato diagnosticato il virus è di 36 anni per le donne e 39 anni per gli uomini, mentre la fascia di età più colpita è risultata essere quella tra i 25 e i 29 anni.
A tal proposito, è importante segnalare che la causa della maggior parte delle nuove diagnosi è riconducibile al mancato utilizzo del preservativo, nonostante sia noto che è proprio il preservativo lo strumento più efficace per la prevenzione della trasmissione del Virus.
Un altro problema importante riguarda il “Late Presenter”, cioè il ritardo nella diagnosi: un numero ancora troppo alto di soggetti giunge alla prima diagnosi di sieropositività con un quadro complessivo altamente compromesso.
Questo indica l’importanza della Giornata Mondiale della Lotta contro l’Aids, perché è ancora molto sottovalutato il rischio di contrarre questa patologia quando invece i dati relativi ai nuovi casi sono allarmanti.